di Hanna Antonina Wojcik-Slak
con Leon Lucev, Marina Redzepovic, Zala Djuric Ribic, Boris Cavazza. Slovenia, Bosnia-Erzegovina, 2017, 100’

Aljia è un minatore bosniaco che vive ormai da molti anni in Slovenia dopo che è stato obbligato, ancora bambino, a lasciare la sua terra per l’incombere della guerra. Gli viene assegnato l’incarico di visitare una miniera abbandonata per stilare un rapporto che la dichiari totalmente vuota e quindi pronta per una chiusura definitiva. Al suo interno scoprirà invece una macabra sorpresa.
In un periodo storico come quello che stiamo vivendo in cui più di un leader politico afferma che non bisogna guardare al passato ma occuparsi solo del presente e del futuro quasi che le radici dei popoli (in positivo e in negativo) non vi affondassero, un film come questo acquisisce un valore ancora più forte. Perché dal buio di quei cunicoli che percorre per stilare un rapporto che si vorrebbe scritto a priori Aljia fa emergere una verità scomoda. Scopre cioè migliaia di cadaveri murati all’interno di una galleria. L’eccidio risale alle fasi finali del secondo conflitto mondiale e molti non vogliono che ciò che accadde venga scoperto.